Krenneg McAff, Bardo e Maestro di Spada 
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Ninni Raimondi 
6 Dicembre 2023 
 
 
 
 
 
 
Leggenda: Si accomoda ed inizia a leggere... 
 
 
 
 
Si accomoda ed inizia a leggere... 
 
Leggenda 
Il sole dell'alba nasceva ignaro all'orizzonte, i suoi raggi illuminavano il terreno sabbioso del deserto. 
Al centro della piana, lungo una pista carovaniera, si ergeva un avamposto; gli elmi argentei brillavano sulle mura del forte, le punte delle frecce incoccate tradivano il disagio, le lame sguainate lucevano della tensione. 
Gli occhi degli uomini erano rivolti verso il sole nascente, solo un po' più in basso per poter avvistare un nemico, ovvero il nemico. 
 
Molti uomini si voltavano periodicamente verso il centro del forte, lì, fiero si ergeva il loro capitano. 
La lama ricurva era già in mano, la corazza di piastre brillava nei primi raggi di sole, lo scudo era alto per portare un po' d'ombra ai suoi occhi. 
Molti uomini sapevano che la loro morte era da rigettare su di lui. 
Sapevano che sarebbero morti quel giorno. 
 
Poi una vedetta urlò. 
"La polvere, arrivano dei cavalieri..." 
 
Il panico si insinuò tra i soldati, le urla rotte prima di uscire dalle gole, i comandi gridati a mezza voce dalla paura. 
Poco durò il panico. 
Il capitano non aveva timore del nemico, in parte lo aveva già battuto. 
Gridò forte gli ordini, accompagnando con la sciabola le parole. 
Dentro di sé ricordava gli eventi di pochi giorni prima. 
 
"Ti ucciderò come ho già fatto con la tua cagna, maledetto barbaro. Libererò le terre dalla tua presenza, ed allora nessuno si ribellerà a me." 
"Eravate in due, una leggenda per tutti... pirati e condottieri. Ora una giace morta, ancora appesa a quel bastione: Presto tu la seguirai." 
Dal nugolo di polvere che oscurava la via carovaniera spuntò un uomo. 
La lama in pugno, la voce tonante incitava gli uomini, gli occhi azzurri velati di lacrime... 
Poi la vide. 
 
Lei era stata impiccata al bastione più alto, morta ormai da giorni. 
I suoi capelli corvini sciolti al vento parevano il manto di una pantera, gli occhi verdi parevano poter portare ancora morte a tutti i suoi uccisori. 
 
Forse per uno strano scherzo del vento i suoi occhi guardarono il suo uomo, le sue labbra si unirono in un bacio ed una supplica. 
Forse il vento o la forza di un'anima . 
 
Il barbaro la vide, le mandò un bacio stringendo la spada. 
Con una bestemmia tra le labbra ed il cuore gonfio gridò la carica. 
L'assalto fu violento, le mura parvero vacillare sotto la furia degli assedianti. 
 
"Nessuna pietà... non concedete quartiere" 
La sua voce, la voce di un capo nato non pareva incrinata dal dolore. 
Frecce sibilavano nell'aria, lame si abbattevano sugli scudi, sangue sgorgava da ferite aperte e da arti mozzati, corpi morti o agonizzanti cadevano dagli spalti nella polvere. 
Non c'era onore, solo vendetta e paura, solo rabbia e terrore. 
 
Una figura giunse infine di fronte al comandante. 
Un uomo maestoso e fiero, dal corpo degno di un dio ricoperto del sangue dei nemici, lo sguardo pieno di un vuoto profondo, le labbra ancora tremanti per il dolore di chi non c'è più. 
 
"Morirai com'è morta lei, feccia" 
Lui non rispose, assaltò il nemico con una foga mai vista. 
Una mano armata volò nella mischia, il barbaro brandiva ancora la sua lama, il comandante urlava, mentre le sue gambe cedevano al dolore. 
Non fece in tempo a toccare terra, che l'altro braccio gli si staccò all'altezza del gomito. 
La mascella del comandante tremava, gli occhi parevano sudare, il respiro pareva isterico. 
 
"Uccidimi, ti prego non farmi soffrire." 
Feci quasi per distogliere lo sguardo da quella scena; poi mi fermai, forse per il caldo, forse la sete, ma vidi una donna dai biondi capelli affianco al barbaro, il suo sguardo verde era fiero, duro col nemico, ma colmo di passione per il vincitore. 
Non so se lui la vide, se capì come me il suo desiderio, ma non uccise subito il comandante: La sua spada lacerò il ventre, le maglie metalliche dell'armatura si ruppero con un suono agghiacciante, 
il sangue uscì copioso per una morte lenta. 
 
Lei pareva contenta, lo baciò teneramente e sparì. 
Gli uomini deposero il corpo della donna, l'addobbarono come una regina e lo posero su una pira funebre altissima. 
Mi trovarono dopo poche ore, imprigionato in una delle celle delle torri e mi diedero la libertà. 
 
Ora sono vecchio e racconto questa storia per ricordare un uomo ed una donna che sono degni di leggenda.