Il bambino
23 Maggio 2017
 
Corridoi senza fine si snodano ovattati e senza tempo. 
Celati miraggi dietro pesanti cortine di velluto, bassi ed inquietanti cunicoli dove i passi affondano in morbidi tappeti lanosi. 
Pareti damascate a tratti interrotte da icone di ricordi, piccole immagini indecifrabili nella luce azzurra ma che destano il polveroso eco di perduti autunni e di un’altro doloroso inverno. 
Sfioro ad una ad una le immagini indistinte leggendo con la punta delle dita la trama dei volti ed i sogni prendono vita come fumo filtrando tra le mani, sabbia sfuggita alla clessidra dei miei anni. 
Non odo il suono dei miei passi. 
Il suono è rimasto imprigionato in altri corridoi troppo a lungo attraversati. 
Ora solo il morbido e silenzioso velluto di un tappeto smarrito nella luce troppo lieve che accoglie il mio cammino. 
E questa luce azzurra, accovacciata, come un ragno in attesa sopra i miei ricordi incorniciati si trasfonde ad essi, sogno dentro sogno, e le icone della memoria si tingono dei colori di una perduta aurora. 
Lontano e flebile il pianto di un bambino, da qualche parte nell’interminabile labirinto di corridoi. 
Scivola sulle pareti vellutate, echeggia azzurro alla luce sparsa come grani di un rosario sopra i frammenti di un’intera vita. 
Filo tintinnante, guida i miei passi verso un’immensa sala dove l’elica brunita di una chiocciola di gradini s’immerge nello sconosciuto sottosuolo. 
Scendo, gradino dopo gradino, seguendo l’eco di quel pianto, e poi ancora corridoi gessosi, dove i passi risuonano vibranti, sino ad un armadio nero con le ante spalancate come uno sbadiglio. 
Dentro l’armadio su un ripiano solo una conchiglia, un murice ancora umido di mare. 
Relitto sfuggito ad un’ altro sogno e ad un’ altro luogo, e sul fondale una cavità oscura attraverso la quale trovo un varco per raggiungere, quel bambino morto che implora sepoltura. 
Una riflessione sul senso della vita, questa vita: ma che senso ha la vita stessa? 
 
Non vivrà piu’, ma non riposerà nemmeno tra le braccia della “Signora”. 
Costretto alla dannazione senza tempo. 
La notte ha udito i pianti, miei e di quel bambino. 
L’Alba dona il silenzio della trasformazione e del passaggio. 
 
Sono quà!
 
 
Home